L'ipogeo di Maria Pia

Il misterioso ipogeo di Maria Pia 

Relazione della Conferenza del 27 giugno 2025 tenuta dal Prof. Marco Milanese Ordinario di Archeologia e Metodologia della Ricerca archeologica dell'UNISS



1. Capitello con doppio ordine di foglie rigonfie

Venerdì 27 giugno 2025 nella sala Mosaico del Museo Archeologico di Alghero  il Prof. Marco Milanese, Ordinario di Archeologia e Metodologia della Ricerca Archeologica dell'UNISS, ha tenuto un incontro dal titolo "Il misterioso ipogeo di Maria Pia" organizzato dall'Associazione Tholos. 

La Tholos ha deciso di occuparsi dell'ipogeo di Maria Pia nell'anno 2025 per mettere in evidenza il concreto rischio di perdere un monumento che ha superato ben Cinquecento anni di vita in maniera ottimale mantenendo tutta la sua bellezza e il suo fascino, per decadere nell'arco degli ultimi 25 anni, fino a diventare inagibile. Per la verità, senza l'intervento dell'uomo, il monumento sarebbe ancora integro. Infatti la porta d'ingresso, intatta fino agli anni Settanta del Novecento, è stata demolita dalla benna di una ruspa che non si è limitata a diserbare i paraggi dell'ipogeo ma ha buttato giù anche lo stipite sinistro e la pregiata architrave.



2. Ingresso dell'ipogeo. Foto pubblicata da Vico Mossa nel  1979.



3. Foto dell'ingresso nel 2024. Negli anni Ottanta una ruspa che diserbava la zona ha abbattuto lo stipite sinistro e l'architrave.

Sempre per fare delle migliorie, nella zona sono stati piantati degli alberi e un gigantesco eucalipto, poi abbattuto, ha provveduto a disgregare l'interno dell'ipogeo attraverso le sue possenti radici e sembra che la loro opera demolitrice non sia ancora cessata.


4. 2001-2002:    Le radici dell'eucalipto provocano i primi danni.


5. 2024: Le radici sgretolano la muratura.


6. 2024: Come si può osservare, le radici hanno sostituito in parte i costoloni ed hanno provveduto anche a staccare le parete dell'ingresso al locale circolare.



7. 2001-2002: Ingresso ancora integro.

Naturalmente non sono mancati neppure i tombaroli che, sognando un sidaru nascosto chissà da chi, hanno frugato ben bene e, delusi, hanno lasciato un buco che è anche simbolico del loro lavoro.


8. Ecco l'opera del tombaroli (foto 2024)

Il dato di fatto è che una ricerca della Scuola Media "Grazia Deledda" del 2001-2002, ci mostra la struttura ancora in buono stato (eccettuata la porta d'ingresso); la visita fatta in quel periodo ha rivelato i primi danni provocati dalle radici dell'eucalipto, ma ci si poteva fermare lì se si fosse intervenuti tempestivamente. In un articolo pubblicato dalla Nuova Sardegna del 10 ottobre 1995 Maria Chessa Lai aveva già lanciato un allarme e aveva chiesto solleciti interventi, seri e competenti, in modo da preservare la memoria e le tracce artistiche del monumento. Suggeriva di sostituire gli alberi con essenze meno deleterie per le murature sottostanti ma, come abbiamo potuto vedere, anche quel semplice intervento non fu attuato con le conseguenze che abbiamo potuto constatare. Di fronte a tanta ingiustificabile indifferenza si rimane letteralmente senza parole.

Dopo tanti anni e tante traversie, l'ipogeo si è meritato ora un po' di attenzione e l'Associazione Tholos, ha provveduto a segnalare le emergenze già dal Natale 2024 proponendosi di eleggerlo a monumento da salvare per il 2025. Nel maggio 2025, in occasione di Monumenti Aperti la Tholos è stata coinvolta dall'amministrazione comunale per tenere aperto il sito di Maria Pia, e i soci hanno provveduto a realizzare un pieghevole con notizie e immagini per illustrare il monumento ai numerosi visitatori. Proseguendo nel suo programma, nel mese di giugno ha organizzato una conferenza con l'archeologo prof. Marco Milanese, che conosce molto bene la storia del nostro territorio dato che ha scavato più volte in città curando puntualmente la comunicazione dei risultati ottenuti nel corso delle sue importanti ricerche con un linguaggio accessibile a tutti, attraverso conferenze e pubblicazioni.

L'incontro, dal titolo "Il misterioso ipogeo di Maria Pia", si è tenuto venerdì 27 giugno 2025 nella sala Mosaico del Museo Archeologico di Alghero. Le sedie della prima fila erano state lasciate libere per le autorità invitate in quanto parti in causa, dato che avrebbero dovuto farsi carico della situazione del sito per individuare le modalità istituzionali di intervento al fine di fermare il degrado e di riportare l'ipogeo al suo originario aspetto. Purtroppo però non si è presentato nessuno, a causa di altri impegni istituzionali.

Sentiamo ora come l'archeologo ha affrontato l'argomento.

Il Prof. Marco Milanese ha iniziato il suo discorso ponendo l'accento sulla parola "misterioso" riferita al monumento. Per uno studioso non esistono misteri, ma si può invece parlare di soggetti da sottoporre a ricerca e indagine con l'utilizzo degli strumenti in dotazione alle varie specializzazioni.

In questa ottica l'ipogeo può dunque venire studiato sotto il profilo archeologico, storico e artistico per cercare risposte che chiariscano la datazione, la funzione e il contesto.

Ha continuato rilevando che se cerchiamo sul web, in siti come Monumenti aperti e Villa Maria Pia troviamo sull'ipogeo notizie molto sintetiche, riferite con un linguaggio giornalistico. In parole povere, chi esplora l'argomento trova in internet notizie non documentate e talvolta non attendibili, che fanno convergere l'interesse su un dato sensazionale, quello che dà per scontato che il monumento sia la tomba medievale di un personaggio molto importante. Anche il pannello situato nei pressi dell'ipogeo dall'azienda che aveva avuto Villa Maria Pia in concessione dal municipio e intendeva valorizzare il monumento, parla della Tomba del Cavaliere ma questa è un'ipotesi fondata sul nulla.


             9.  Le foto del pannello mostrano la cripta in un periodo precedente l'attuale degrado.


Vediamo piuttosto di ragionare su dati di fatto.

Come abbiamo detto, occorre indagare su datazione, funzione e contesto.

È fondamentale certificare la datazione dell'oggetto di studio per poter procedere oltre. Ci chiediamo poi qual era la sua funzione. Era forse una tomba? Ci sono altre ipotesi?

Infine occorre riflettere sul contesto: cosa ci fa una tomba in un territorio malsano, per qual motivo c'è questa costruzione nel nulla?

Nella nostra indagine, in assenza di documenti, dobbiamo cercare le risposte dal confronto con altri monumenti. Possiamo dunque affermare che l'apertura dell'ingresso con architrave monolitica può venire paragonata alle finestre delle abitazioni di Alghero del Cinquecento anch'esse rettangolari con architrave ricavata da un'unica pietra.

Esploriamo l'interno che si presenta di forma cilindrica con un'altezza dal piano di campagna di circa 5 metri, sei costolature ciascuna divisa in tre fasce che riportano allo stile tardo gotico con influssi rinascimentali, e un interessante oculo che illumina il vano sottostante.



                                             10.  A. M. Clemente - Rilievo del vano circolare.

Purtroppo dobbiamo constatare che al suo interno si sono stati creati gravi danni causati negli anni dagli eucalipti che cercavano l'umidità con le radici e hanno provocato lesioni e distacchi della muratura.

Secondo alcuni studiosi l'ipogeo era collegato con la chiesa di San Giacomo ma ulteriori accertamenti hanno rilevato che l'edificio sacro era ubicato nel lato opposto rispetto a Villa Maria Pia. La chiesa, citata per la prima volta nella carta di Rocco Capellino del 1577, dovrebbe essere diventata la casa del Calich, una struttura di pertinenza della peschiera della laguna, come ha rilevato Antonio Serra.

Particolarmente interessante è l'articolo di Maria Vittoria Sanna su Studi Sardi di Cagliari, una rivista molto seria. L'autrice sviluppa un ragionamento interessante e parla delle Saline situate presso il Calich, assegnate nel 1436 da Alfonso V a Nicolò Abella, appartenente ad una stirpe di cavalieri tenuta in grande considerazione dalla Corona Aragonese. 


11. Dettaglio della carta che mostra la posizione del "Ponta S. Giacomo", del Casino del Caligo e della vasta zona delle "Salinette" quasi all'altezza del collegamento della laguna con il mare.

L'autrice identifica come il Fangario le antiche saline precisa che quel territorio ritornò alla città di Alghero nel 1741 con l'estinzione della famiglia Abella. M. V. Sanna riporta delle ricerche originali in quanto ha recuperato nell'Archivio di Stato di Torino una relazione sulla riapertura delle saline di Alghero nel 1779 dopo la chiusura avvenuta nel 1708-1712. All'epoca quell'antico sito era conosciuto come Le Salinette.

Nel 1779 l'imprenditore torinese Giuseppe Ludovico Assom che progettava di ripristinare le saline, ne fece richiesta all'Intendente Generale di Cagliari e visitò la zona con un mastro saliniere poiché aveva l'idea di realizzare varie strutture produttive e abitative destinate ai lavoratori del sale.

M. Vittoria Sanna avanza l'ipotesi che la struttura di Maria Pia fosse un pozzo collegato con le antiche saline e fa dei confronti con il pozzo di San Patrizio della rocca di Orvieto, che risale alla prima metà del Cinquecento. Anche lì troviamo l'oculo, una porta di accesso, le scale elicoidali che girano attorno al pozzo, una struttura fuori terra con il portale di ingresso come vediamo a Maria Pia.

Dunque i misteri sono in realtà dei problemi di ricerca risolvibili con una metodologia adeguata.

Il Prof. Marco Milanese conclude il suo discorso elencando i vari passaggi opportuni per chiarire questo "mistero".

Proposte:

effettuare un rilievo fotogrammetrico con tecnologie moderne, più preciso rispetto ai rilievi tradizionali;

avviare indagini sulle tecniche costruttive e sulle soluzioni architettoniche mediante confronti dei vari elementi: architrave, scala e fasci di costolature da comparare con altri esempi simili;

operare il recupero del piano pavimentale che oggi è obliterato a causa delle macerie al fine di ottenere maggiori informazioni sicuramente importanti;

riunire, catalogare, studiare, documentare gli elementi architettonici erratici che stanno sparsi intorno, a partire dall'architrave;

avviare indagini geofisiche in grado di penetrare il terreno per darci un'idea delle strutture eventualmente presenti nel sottosuolo nella vasta area intorno al rudere;

attuare saggi di scavo in tutta l'area intorno al rudere;

digitalizzare e analizzare la documentazione archivistica trovata fino ad oggi per poter ingrandire ad alta risoluzione le carte e studiare i dettagli;

servirsi di fotografie satellitari per studiare le tracce intorno al monumento per individuare le possibili anomalie;

realizzare un modello altimetrico (MDT) per verificare le differenze anche di mezzo metro nell'altimetria per controllare la quota alla quale si trova il monumento;

mettere in rapporto il monumento con le antiche saline e possibilmente anche con la chiesa di san Jaume effettuando un possibile saggio di scavo anche lì per ampliare la conoscenza.


12. Cupoletta con l'oculo che illumina l'interno del monumento

Dopo la conferenza ci sono stati alcuni interventi del pubblico che hanno sottolineato l'alto pregio del monumento, la sua indiscussa qualità architettonica e la sua squisita bellezza. Rimane ancora il rammarico per non aver potuto dialogare con l'amministrazione municipale su un soggetto così particolare e importante, di sicuro richiamo storico e culturale per una città come Alghero che non merita l'oblio di un suo autentico gioiello che pare ormai destinato a diventare un rudere a causa della attuale colpevole incuria insensibile verso ciò che nel lontano Cinquecento era stato oggetto di una accurata e originale progettazione architettonica e artistica. Un'altra caratteristica dell'ipogeo è la sua unicità nel territorio sardo. Fino ad oggi non si conosce un'altra costruzione simile nell'Isola e questo è un elemento che sicuramente aumenta il suo pregio e nello stesso tempo rende più ardua la comprensione della sua ragion d'essere.

Tra le attività che l'Associazione Tholos ha programmato per favorire la conoscenza del monumento c'è la pubblicazione di alcuni articoli che trattano l'argomento, corredati da illustrazioni e foto che mostrano la situazione del 2000 e quella attuale.

                                                                                              

Bibliografia - Sitografia

V. Mossa , Natura e civiltà in Sardegna, Chiarella, SS, 1979. Foto n° 2.

Scuola Media "Grazia Deledda" Alghero, Una mica d'historia algueresa, La Poligrafica Peana, Alghero, 2003. Foto n° 1,4,7.

M. V. Sanna, Un ipogeo tardo gotico in territorio di Alghero (SS), 2000. Foto 10, 11.

A. Serra, Le chiese campestri di Alghero, Edizioni del Sole, 2006.

https://www.algherovillamariapia.it/esclusiva-e-affascinante/la-storia-della-villa. Foto n° 9.

Anno 2024 - Foto n° 3, 5, 6, 8, 12.


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